KALAALLIT NUNAAT
Kalaallit Nunaat è il nome con cui gli Inuit chiamano la loro terra, cioè quella che noi chiamiamo Groenlandia.
Ad agosto saremo lì, grazie al supporto di Journalismfund Europe, con l’ambizione di raccontare attraverso interviste, fotografie e video, i grandi cambiamenti che stanno scuotendo la più grande isola del pianeta (esclusa l’Australia, che però è considerata un continente).
La Groenlandia rappresenta infatti uno degli avamposti dell’incessante avanzata dell'industria mineraria: è stato stimato che il 30% delle riserve mondiali di gas naturale e il 13% di quelle di petrolio, così come una considerevole quantità di metalli preziosi e terre rare, siano ancora nascosti sotto la gigantesca isola ghiacciata, appartenente alla Danimarca.
Ciò sta scatenando una guerra economica per ottenere la "migliore posizione" e sfruttare questo tesoro naturale che giace sotto il ghiaccio artico, sempre più sottile e perforabile.
Non tutto sembra però filare liscio per le multinazionali che non vedono l’ora di cominciare le attività estrattive. Gli Inuit, che vivono sull’isola da secoli e che ancora rappresentano circa il 90% della popolazione locale (56.500 abitanti in tutto) hanno dimostrato di saper lottare e di poter vincere delle battaglie in difesa dell’ambiente in cui vivono e della loro cultura.
Al nostro ritorno vi racconteremo dello sfruttamento minerario e della resistenza degli Inuit; le questioni geopolitiche di cui la Groenlandia è il fulcro; il difficile adattamento degli Inuit alla globalizzazione.
In attesa del nostro ritorno potrete seguire il viaggio a Kalaallit Nunaat sul profilo instagram di info.nodes.
Takuss!
artwork by npprgl
DECORO OLIMPICO
Come riporta il New York Times (e riprende India Today, se non siete abboanti al NYT) , il governo francese guidato da Emmanuel Macron ha iniziato a sgomberare migliaia di migranti senzatetto da Parigi in vista dei Giochi Olimpici previsti tra il 26 luglio e l'11 agosto.
Frame da “Down by Law”
I migranti abbandonati a sé stessi in mezzo a una strada disturbano il decoro della città che, in vista dell’importante evento globale, vuole mostrarsi per quello che non é: una città ricca, accogliente e rispettosa della dignità umana.
La “pulizia sociale” della città è in realtà iniziata già da diversi mesi, come hanno denunciato diverse ONG locali a Euro News: i collettivi e le organizzazioni che danno sostegno ai migranti e ad altre categorie vulnerabili nella regione di Parigi dicono che gli sgomberi si stanno intensificando in vista delle Olimpiadi.
Inoltre, notano che le persone vengono mandate lontano dalla capitale invece di essere ospitate nella regione parigina, dove molti richiedenti asilo hanno appuntamenti imminenti in tribunale per regolarizzare il loro soggiorno nel Paese.
“La maggior parte di loro, probabilmente, si rifiuta di andare in un'altra città perché se ci andasse, perderebbe l'udienza in tribunale. Quindi, quello che fanno è prendere le loro cose e trasferirsi in un altro posto.
Questo è un problema che abbiamo visto a Parigi da quando ci sono le Olimpiadi, perché stanno iniziando ad allestire tutte le installazioni e loro non hanno un posto dove andare”, ha dichiarato Antoine de Clerck, coordinatore dell'Ong Le revers de la medaille.
HOME-LESS DESIGN
Estratto da “Home-Less design”, pubblicato su MARLA “Le città invivibili”
di Elisabetta Castellari
Ci sono case leggere, comprimibili e trasportabili. Case invisibili, che scompaiono di giorno per ricomporsi di notte. Più precisamente sono rifugi, che nonostante la loro natura transitoria rispondono a bisogni ed esigenze millimetriche. Iperfunzionali, incrociano anche i criteri di bellezza di chi le progetta.
Queste abitazioni alternative ed emergenti a Milano si vedono nelle vie del centro e della movida, sono costruite nelle pieghe della città, ma sempre nelle zone più vive e caotiche. Via Torino, i Navigli, la Darsena e qualche bel parco del centro storico. Sono zone di passaggio, le più sicure.
Si inizia colonizzando un pezzetto di marciapiede con un cartone e, se nessuno disturba, si porta lì ciò che serve a vivere via via, un materasso, coperte, un fornello da campo e qualche piccolo mobile. All’ingresso del parco delle Basiliche, Max (49 anni) per strada da quando ne aveva 17, ha costruito un giardino. Con una serie di piccoli archi e piantine rampicanti, ha disegnato un sentiero che portava verso la sua tenda. Poi la casa è stata distrutta. Ne ha ricostruita un’altra: sempre pensando a tenere la direzione della testa verso nord, a trovare uno spazio dove mettere gli oggetti più amati, la musica e i fumetti.
A GAZA TUTTO BENE
Gli studenti del Politecnico di Torino manifestano il loro dissenso contro i progetti di ricerca che coinvolgono l’università in collaborazioni che avvantaggiano l’esercito isrealiano.
Il 5 luglio hanno appeso uno striscione di 15 metri a una gru affacciata sull’ateneo.
Come riporta Rai News "La mozione degli occupanti conteneva proposte circostanziate e supportate da dati - dice Antonio, studente del Politecnico e attivista di Extinction Rebellion - Come nel caso di rescissione degli accordi con aziende belliche, in cui veniva proposta un piano concreto attuativo di disinvestimento. Bocciando in toto la mozione, il Senato ha impedito che queste proposte venissero analizzate e discusse per punti, negando ogni possibilità di reale dialogo".
A proposito di aziende belliche israeliane, Extinction Rebellion si è fatta sentire (o meglio, vedere) anche nel Regno Unito, con l’affissione di manifesti pubblici contro Elbitz, una delle maggiori società del settore.
Un’altra notevole azione di subvertising per dununciare il genocidio perpetrato da Israele con il benestare di tutto l’occidente è stata fatta dall’artista e attivista italiano Illustre Feccia, che ha tappezzato Londra di poster molto espliciti.
FACTS ARE FACTS. FICTION IS FICTION
Si stima che ogni notte quasi 900.000 persone dormano per strada nei Paesi dell'Unione europea.
[EuroNews]
Le persone senzatetto e senza fissa dimora che vivono in Italia sono quasi 100mila, per la precisione 96.197.
[Il Post]
A Gaza oltre l'87% di tutti gli edifici scolastici è stato danneggiati o distrutto, tutte le università sono state distrutte.
[Unicef]
Nella striscia di Gaza oltre il 70% delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie sono state distrutte o danneggiate a causa dei bombardamenti israeliani lasciando la popolazione senza accesso a fonti di acqua pulita.
[Oxfam]
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