INTRO
Rispondendo al ministro Giuriati, che si lamentava per gli attacchi di alcuni giornali al suo operato, Mussolini gli scrisse che “la libertà di stampa esiste fino a prova contraria”.
Era l’estate del 1924 e il governo fascista, in carica da appena due anni, già manifestava fastidio nei confronti della stampa che pubblicava “polemiche intemperanti e notizie false o tendenziose, con le quali […] fuorvia le correnti della opinione pubblica”.
Con l'entrata in vigore della Legge sulla Stampa del 31 dicembre 1925, la censura si accentuò: i giornali potevano essere diretti, scritti e stampati solo se avevano un responsabile riconosciuto dal prefetto.
Matteotti, di cui il 10 giugno ricorrerà il centenario dell’assassinio, era già sepolto da un pezzo.
Un secolo dopo, ci tocca ribadire che invece per noi sono i fascisti ad esistere solo fino a prova contraria.
E di prove contrarie, fidatevi, ne abbiamo molte.
POVERO GIORNALISMO
Abbiamo parlato spesso di SLAPP su queste pagine, ovvero delle “Strategic Lawsuits Against Public Participation” utilizzate dai poteri politici o economici per zittire chi vuole indagare fatti di pubblico interesse.
Si tratta di azioni legali che mirano a bloccare il lavoro di giornalisti, di attivisti e di difensori dei diritti umani per impedire loro di informare il pubblico su questioni di interesse pubblico.
Ne torniamo a parlare di nuovo perché è successo un fatto nuovo e, almeno in epoca recente, inaudito: tre giornalisti italiani, tra cui il nostro Stefano Vergine, sono finiti sotto inchiesta per accesso abusivo e rivelazione di segreto.
Insomma, per aver usato delle fonti riservate al fine di pubblicare delle notizie… vere e di interesse pubblico. O, detto in altro modo, per aver fatto il proprio lavoro di giornalisti d’inchiesta.
Come spiega il quotidiano Domani, che vede tre suoi giornalisti indagati, tra il 27 e il 29 ottobre del 2022 vanno in stampa “una serie di inchieste sui compensi milionari che l’industria degli armamenti, in particolare Leonardo e Elettronica Spa, hanno versato tra il 2018 e il 2022 al fondatore di Fratelli d’Italia, che fino al giorno prima di firmare da ministro faceva di mestiere il lobbista del settore.
Le notizie sulle consulenze e sulle cifre incassate da Crosetto erano vere. Il ministro prima annuncia sui social che avrebbe denunciato i giornalisti di Domani per diffamazione. Poi ha evidentemente cambiato idea preferendo in gran segreto chiedere alla procura di Roma di andare a caccia delle fonti di Domani”.
Ed eccoci a marzo 2024, con tre giornalisti sono inchiesta, una redazione gettata nel panico e un chiaro avvertimento a chiunque voglia fare inchiesta: meglio lasciar perdere e fare solo cronoca, magari limitandosi a copia-incollare i comunicati ufficiali di aziende e governi.
Ironia della sorte, proprio pochi giorni prima, il 24 febbraio 2024, il Parlamento Eruopeo aveva approvato la Direttiva “anti Slapp”.
Come spiega Transparency International Italia, il ricorso alle SLAPP in Italia è molto diffuso.
“La normativa più utilizzata per istigare casi di SLAPP è la diffamazione sia per via civile sia per via penale, ma anche il diritto alla privacy e il diritto all’oblio vengono usati impropriamente per impedire la rivelazione di informazioni scomode.
Spesso, le minacce legali precedono persino la pubblicazione dell’inchiesta, innescando meccanismi di auto-censura”.
Per questo motivo il Parlamento italiano era già stato esortato ad allinearsi con le pronunce della Corte Costituzionale in tema di diffamazione e ad inizio anno era ripartito il dibattito parlamentare sul tema.
Governo e procura, a quanto pare, hanno deciso di virare in un’altra direzione.
Quello delle Slapp è un problema globale, come dimostra la battaglia legale avvenuta pochi anni fa tra il colosso petrolifero Chevron e l’avvocato Steven Donziger.
Della vicenda si era occupata Alessandra Bormioli, con un articolo per Echo Raffiche pubblicato nel 2021.
I pozzi petroliferi della Texaco (dal 2001 parte del gruppo Chevron), hanno contaminato, a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, 4400 km² di foresta pluviale, riversando sul territorio 70 miliardi di litri di rifiuti tossici, tra petrolio grezzo e liquidi di scarto.
L’impatto sulla salute degli abitanti di Oriente, dimora dei popoli indigeni Kofànes e Siona, continua ad essere devastante: la popolazione del cantone di Lago Agrio, al confine con la Colombia, per esempio, soffre di numerosi disturbi anomali, in particolare tumori, e diversi studi collegano direttamente le incidenze all’esposizione al petrolio.
Nonostante nel 2011 tre tribunali ecuadoriani, compresa la Corte Nazionale di giustizia, abbiano dichiarato Chevron colpevole dei danni, assegnando alle famiglie colpite un risarcimento di 9 miliardi di dollari, la compagnia si è rifiutata di pagare la cifra e ha ripiegato su attacchi individuali contro i singoli avvocati dell’opposizione. Tra questi, Steven Donziger.
Viste le condizioni in cui si trovano a lavorare i giornalisti italiani, in particolare i freelance, non sorprendono i dati emersi dall’inchiesta “Come ti senti?” condotta da Alice Facchini e pubblicata su IrpiMedia.
Un campione di 558 giornalisti ha preso parte all’inchiesta partecipata per individuare i fattori di stress principali di una categoria che ha visto andare in frantumi le certezze del passato, con alcune specificità rispetto alla crisi generale del mondo del lavoro.
L’87% afferma di soffrire di stress, il 73% di ansia, il 68% sente un senso di inadeguatezza.
Più della metà soffre di insonnia.
Uno su tre parla esplicitamente di “depressione”.
Questi sono solo alcuni dei dati sconcertati emersi dal lavoro di Alice, che ci rende la fotografia di un settore che rischia di andare in frantumi.
E se va in frantumi il giornalismo indipendente, andranno in frantumi anche libertà e democrazia.
POVERI ASSETATI
Nuovi data center spuntano come funghi ogni settimana. Il nostro Pianeta è in grado di sostenerli tutti?
La domanda che si pone Karen Hao su The Atlantic è legittima e preoccupante: il quantitativo di risorse - in particolare di acqua - necessarie a far funzionare le intelligenze artificiali è infatti esorbitante.
Come riporta Lorenzo Stasi sul Corriere della Sera, “entro il 2027 l’AI potrebbe risucchiare fino a 6,6 miliardi di metri cubi di acqua (e già consuma l’1% dell’energia globale)”.
L’alto consumo di acqua dei data center è un tema particolarmente importante nel deserto di Sonora, nel sud dell’Arizona, perché è una delle zone a più rischio siccità degli Stati Uniti.
Con 55 giorni oltre i 43 gradi, per Phoenix lo scorso anno è stato il più caldo della storia. Negli ultimi 20 anni la portata del fiume Colorado è diminuita del 20% e sono state introdotte misure per razionare i consumi.
Mentre gli agricoltori locali hanno l’obbligo di lasciare a riposo parte delle colture, l’area di Phoenix è diventata uno degli hub in più rapida crescita negli Usa, con la presenza di Apple, Amazon, Meta e a breve anche Google.
Del problema aveva già scritto Laura Carrer su Domani, riportando uno studio secondo cui “per una discussione con ChatGpt che oscilla tra le 20 e le 50 domande sono consumati 500 ml di acqua. È come se a fianco degli utilizzatori di questa intelligenza artificiale, stimati in uno studio di Ubs nel febbraio scorso in circa 100 milioni di utenti mensili, ci fosse una bottiglietta da mezzo litro: un’impronta idrica enorme, destinata ad aumentare”.
E tutto questo, mentre, riporta Amref, nelle campagne e nelle zone aride dell’Africa sub-sahariana lontane dalle grandi città abitano circa 313 milioni di persone che non hanno accesso ad acqua pulita da bere, oltre 400 milioni che non possono contare su servizi igienici di base e oltre 500 milioni che non hanno neanche la possibilità di lavarsi le mani con il sapone nelle proprie case.
Seppur in maniera minore, la siccità sarà sempre più un problema anche europeo.
Come spiega il Jrc (Centro comune di ricerca della Commissione Europea), dopo gli eventi di siccità severa e prolungata che hanno colpito il Nord Africa negli ultimi 6 anni e l'Europa per oltre 2 anni, le condizioni di siccità stanno nuovamente interessando ampie parti della regione mediterranea.
Temperature prolungate e superiori alla media, periodi caldi e precipitazioni scarse hanno già portato a condizioni di grave siccità in pieno inverno nell’Italia meridionale, nella Spagna meridionale, nell’isola di Malta, in Marocco, Algeria e Tunisia.
E la situazione tende inesorabilmente al peggioramento.
POVERO MONDO
La guerra continua a imperversare sul nostro povero pianeta.
Nonostante la risoluzione delle Nazioni Unite appena approvata, che impone un cessate il fuoco immediato nella striscia di Gaza durante il Ramadan, l’esercito israeliano non sembra aver alcuna intenzione di fermare il genocidio.
A poco serve cercare il numero preciso delle vittime, quando è addirittura il capo del Pentagono Lloyd Austin a definire la situazione a Gaza una ''catastrofe umana''.
Anche sul fronte ucraino la situazione è drammatica: come riporta Save the children, a due anni dall'escalation del conflitto in Ucraina, più di 10.500 civili sono stati uccisi, tra cui 587 bambine e bambini, e quasi 20 mila persone sono state ferite.
I continui bombardamenti, le mine e gli attacchi dei droni hanno lasciato una generazione traumatizzata, sfollata e spaventata per la propria vita.
Dal 24 febbraio 2022 ci sono state 42 vittime civili al giorno.
Gaza e Ucraina sono solo i due fronti bellici a noi più vicini, ma come ci ricorda l’Uppsala Conflict Data Program (UCDP), i conflitti aperti sono molti e sparsi per tutto il globo.
Secondo il più recente rapporto Global Humanitarian Overview pubblicato dall’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, nel 2024 quasi 300 milioni di persone in tutto il mondo avranno bisogno di assistenza umanitaria e protezione, a causa dei conflitti, delle emergenze climatiche e di altri fattori.
74,1 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria nelle regioni dell’Africa Orientale e Meridionale.
La crisi in Sudan, provocata dal conflitto scoppiato nell’agosto 2023, rappresenta quasi il 40 per cento di questo totale.
In Africa Occidentale e Centrale, 65,1 milioni di persone hanno bisogno di assistenza, anche per l’amplificarsi delle crisi in Burkina Faso e Niger.
In Medio Oriente e Nord Africa, 53,8 milioni di persone richiedono assistenza: la drammatica situazione in Siria - di cui ci siamo un po’ tutti dimenticati - coinvolge 32,5 milioni di persone.
In Asia e nel Pacifico, le persone che hanno bisogno di assistenza, sono 50,8 milioni, di cui 30,6 milioni a causa della crisi in Afghanistan.
La regione dell'America Latina e dei Caraibi vede attualmente 38,9 milioni di persone bisognose, di cui 15,9 milioni in Venezuela.
BONUS TRACK
Anche quest’anno ci vediamo al Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia.
Insieme a Laura Carrer, raccontermo l’evoluzione delle armi autonome e di come ormai il loro uso sia stato sdoganato in diversi scenari bellici, tra cui ovvimente Ucraina e Gaza.
Se ti trovi da quelle parti, vienici a trovare.
Oltre a questo panel ci saranno molte altre cose interessanti a cui partecipare insieme, tra cui la proiezione di Life is a game e la presentazione di una grande novità di IrpiMedia.
FACTS ARE FACTS. FICTION IS FICTION
Sono 99 i giornalisti uccisi nel mondo nel 2023. Di questi più di tre quarti sono stati uccisi a Gaza.
[Euronews]
Sono 320 i giornalisti in carcere al primo dicembre 2023, secondo un’indagine del Committee to Protect Journalists (CPJ).
175, gli anni di carcere che Julian Assange rischia di dover scontare se estradato negli USA.
[Sky TG24]
La guerra in Afghanistan iniziata dagli USA nel 2001 ha provocato 176.000 morti, tra cui 46.319 civili.
I 20 anni di guerra in Afghanistan sono costati agli Stati Uniti 6,4 miliardi di dollari.
I ricavi di Leonardo nel 2023 sono stati pari a 15,3 miliardi (+3,9%), e riflettono la crescita di tutte le divisioni.
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